Storia

Nel 1998 Giovanni Paolo II indisse il ventiquattresimo Giubileo ordinario della Chiesa cattolica per l'anno 2000; per la sua posizione di transizione dal secondo al terzo millennio ebbe fin da subito l'appellativo di "Grande".

Gli Industriali Tessili di Prato vollero donare alla Santa Sede i tessuti necessari alla confezione delle numerosissime vesti sacre necessarie alle celebrazioni giubilari nonché quelle destinate al Santo Padre nel rito di apertura del Giubileo. I pratesi si impegnarono anche a finanziare la confezione dei nuovi paramenti necessari per Celebrazione di Apertura del Grande Giubileo nella notte del Natale 1999.

La confezione di tutti i paramenti per le celebrazioni giubilari – più di 4000 capi – e di quelli particolari dell'Apertura della Porta Santa fu affidata dall'Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice a Stefano Zanella e a Gianluca Scattolin. Lasciati liberi nella progettazione gli autori idearono un nuovo tessuto che recepisse potenti immagini cosmologiche e che fosse come un'icona, un affresco dell'evento che si stava compiendo.

Come in seguito disse Monsignor Marini: "nessuno ricorda quel che il Papa disse in quella Notte, tutti ricordano com'era vestito"!

In considerazione dell'aiuto fornito alla Santa Sede nel quantificare il dono di tutto il tessuto necessario alla confezione dei più di 4000 capi dei paramenti giubilari (e di quelli del Santo Padre), del risparmio nella confezione di questi ultimi interamente donata dall'Unione Industriali Tessili di Prato, Stefano Zanella chiese di poter ricevere in dono come ricordo il Manto e la Stola utilizzati da Giovanni Paolo II per l'apertura della Porta Santa della Basilica Vaticana.

Monsignor Marini acconsentì a patto che Zanella confezionasse gratuitamente un ulteriore esemplare per il futuro possibile uso da parte del Papa. Il dono fu possibile e giuridicamente valido perché il Vescovo Mons. Marini nella sua funzione di Maestro delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice era Prelato Superiore della Curia Romana (nonché ex officio Protonotario Apostolico durante lo svolgimento del Conclave) e quindi abilitato a acquisire, alienare o donare il vestiario liturgico del Santo Padre in sua esclusiva custodia, uso già praticato in molte altre occasioni in favore di Enti o privati. Nel medesimo mese di gennaio 2000 Stefano Zanella e Gianluca Scattolin confezionarono la copia richiesta e la consegnarono a Monsignor Marini perché fosse custodita nel Sacrario Apostolico.

Nel 2016 fu richiesta una prima valutazione del Manto Giubilare che giunse all'attuale livello di stima mediante expertise stilato dal professor Bernard Berthod di Lione, pubblicista, membro dell'Unesco, membro del Collegio dei 100 saggi per la ricostruzione di Notre Dame e già Consultore del Dicastero Vaticano per i Beni Culturali della Chiesa, nonché massimo esperto internazionale della paramentaria sacra e profana. L'expertise fu redatto in forma legale il 26 giugno 2019 con procedura notarile del Dott. Antoine Berard, Commissaire Priseur in Lione.

Il Manto Giubilare, già di proprietà personale di Stefano Zanella, in previsione di una maggior tutela e valorizzazione anche economica, è stato conferito al Trust Decima Regio che ne è l'attuale proprietario.

Descrizione

Il progetto teologico e iconologico del Manto Giubilare

I temi teologici e antropologici ispiratori del Manto furono quindi il  cosmo , l' uomo , il  Redentore  e la fine del tempo e i suoi colori il blu, il rosso e l'oro, da sempre colori iconici del  Salvator Mundi . Il manto, ideato quale icona del cosmo e della storia personale ed universale, è chiuso da un  sigillo . È la  Città Santa  descritta nell' Apocalisse di Giovanni , con l'Agnello immolato sull'altare dal cui petto sgorga una pioggia di sangue che irrora il cosmo e redime l'intero universo. Il gioiello di chiusura, chiamato liturgicamente " razionale " è stato anch'esso ideato dagli autori del manto – nella sua forma rotonda ed insieme quadrata e nella disposizione delle pietre - proprio perché ne costituisce il sigillo e iconograficamente lo completa. Fu realizzato a Parigi dal Maestro Goudji.

Il progetto formale e liturgico del Manto Giubilare

Mons. Piero Marini, oltre a quella che fosse policromo, diede a Stefano Zanella un'altra indicazione per la progettazione del Manto: "non deve essere un paramento del secondo millennio ma del terzo, qualcosa che non si è mai visto prima, devi esprimere il futuro, non il passato".
Stefano Zanella, perfettamente consapevole che nel passato ovvero nella tradizione vi sono molte novità e che dalla tradizione non si può assolutamente prescindere per ideare il futuro, si rivolse ai grandi esempi del passato per la composizione formale del disegno del tessuto del Manto.

Stefano ideò il disegno tessile sovrapponendo due strutture; la prima recepisce lo schema operativo più connaturale alla mente umana, talmente inconsapevole da essere radicato nell'inconscio universale. La predisposizione verso l'ordine.
Uno reticolo clatrato ad elementi uguali, replicativi, seriali, ordinali ed in disposizione infinita, nel quale il desiderio di pace psicologica e spirituale anelato da ogni creatura senziente possa ritrovarsi e riposare.
Tale disposizione non caotica, immagine terrestre dell'ordine universale, si manifesta ovunque sia nella natura che nell'opera umana; dalle piantagioni alle architetture, nelle biblioteche e nell'incipit della  Johannes Passion , nel reticolato degli agrimensori romani e nei templi Egizi e Greci, nelle sale di preghiera delle Moschee, nell' Anfiteatro Flavio , nelle scansioni dei portali gotici e via dicendo giungendo fin nelle minuzie della vita quotidiana, dalle confezioni delle uova ai battistrada delle gomme.
Quale icona maggiore dell'intera cultura umana è talmente evidente che nessuno ci fa più caso e tuttavia rende qualsiasi opera inspiegabilmente familiare, conosciuta, intimamente accettabile ed a noi connaturale.

Stabilita questa struttura basilare Stefano ne concepì una seconda, un disegno trasversale ricorrente dall'alto in basso e da destra a sinistra, come di fitta pioggia cadente (il rosso dei rivoli di sangue) sovrapposto e contrastante con il primo disegno, fuori asse, disordinato, libero.

Il tema della celebrazione era l'Apertura della Porta Santa e questa era anche immagine di ogni porta personale, quella di ciascun uomo; nulla di più adatto poteva costituire il disegno basilare dello schema. Fu concepito pertanto un tessuto a molte porte, un polipylon; una contemporanea interpretazione degli antichissimi tessuti a molte croci o polistavrion, che contemplavano la Passione e quelli a molti fiori, il polianthos a rappresentare il Paradiso.
Un tale costrutto di porte (o archi) trovò conferma nelle fonti iconografiche che si rivelarono abbondantissime.
Ad arcatelle "rovesciate" si trova utilizzato nell'iconografia medievale e rinascimentale per esprimere un capo o un interno in pelliccia quindi pregiato e caldo.
Esempi si trovano in  Giotto Beato Angelico Maestro di San Francesco Guariento Benozzo Gozzoli Ottaviano Nelli Tommaso da Modena , Pordenone,  Van Eyck  ecc.
In araldica viene definito  vajo .
Ad arcatelle "dritte" è luogo architettonico universale, riscontrabile ovunque vi siano una serie di archi contigui e disposti in ordini sovrapposti come nella  Cattedrale di Laon , nel  Palazzo dell'Esposizione Universale  di Roma, nell' Arena di Verona  o in quella di  Arles  e via dicendo. Inoltre è comunissimo modulo ornamentale medievale e rinascimentale, dalle case dipinte di Treviso al pavimento della  Cattedrale di Ravenna  ad altro ancora.
Nel Manto Giubilare, il tessuto è confezionato appunto in forma di mantello e questo forma i suoi panneggi a disporsi sul corpo del Pontefice inginocchiato; lo schema si manifesta quindi dritto oppure rovescio o laterale a seconda di come il manto si posa, risultando talvolta architettura, talvolta pelliccia, talvolta ornamento e con ciò apparendo nelle differenti immagini di un'unica visione sacrale.

Le fonti iconologiche del secondo schema, sono più rare ma tutte riconducibili a disegni etnici e popolari arcaici, già riscoperti nella produzione tessile agli albori del XX secolo.
Ancor prima e forse più drammaticamente è il disegno delle stigmate di sangue della  Sindone di Torino .

Per quanto riguarda la forma sartoriale del Manto non v'era molto da innovare se non ricalcare una tradizione antica e confermata per cui il Manto Papale è un mantello extraliturgico privo di specifiche ornamentazioni e di un unico colore o campo in origine rosso porpora ed in seguito anche bianco. Il Mantum Papale era sprovvisto di aurifregi nei bordi e di scudo (o capino) sul dorso ed era molto più lungo di quanto richiedesse la statura del Pontefice formando un ampio strascico.
Purtroppo non fu possibile replicare questo carattere specifico della lunghezza nel Manto Giubilare innanzitutto per il mutato sentire ecclesiastico che mal avrebbe tollerato un così evidente ritorno a forme auliche del passato e poi per le condizioni di salute del Papa che proprio in quel periodo andavano rapidamente aggravandosi e pertanto consigliavano vesti agili e non ingombranti.

Per la fodera fu scelta una tela di pura seta color giallo oro, prodotta a mano in India, discreto omaggio al lavoro di gente semplice e povera. Ci si accorse che la pezza aveva un piccolo buco, un difetto di tessitura poi delicatamente rammendato da un'abile mano, probabilmente di bambino. Quel pezzo di stoffa non fu scartato ma intenzionalmente utilizzato per le vesti papali; si volle così onorare quel piccolo operaio sconosciuto in quel momento solenne.

La ricezione del Manto

Il tessuto così realizzato, a causa dei disegni antagonisti e specialmente dei colori primari saturi e violenti, induce nell'osservatore un effetto ipnotico a cui è difficile sottrarsi; si intuisce che non sia solo un mero disegno tessile ma che veicoli un messaggio drammatico.

Il tessuto confezionato in forma di Manto, di cui costituisce, insieme al Razionale del Maestro Goudji, unico elemento ornamentale tanto che tessuto e manto coincidono, fu posto sulle spalle dell'anziano Papa in diretta mondiale. Al suo inatteso apparire produsse un effetto dirompente. Molti lo amarono, altrettanti lo odiarono; si impose comunque come un potente dato mediatico al cui commento nessuno poté sottrarsi e nei giorni successivi costituì il tema dominante di ogni servizio giornalistico. Come fu detto in seguito:  "nessuno ricorda quel che il Papa disse in quella Notte, tutti ricordano com'era vestito"  !

Nelle settimane e nei mesi successivi gli autori del manto - benché rimasti in bassissimo profilo per espressa volontà di Monsignor Marini - furono subissati di lodi e di ingiurie, e se riconosciuti in Vaticano o nelle sue vicinanze furono insultati o congratulati. Col senno di poi possiamo dire che il Manto piacque molto al Mondo e meno alla Chiesa benché vi siano ecclesiastici che a distanza di vent'anni affermano:  "di quella notte nulla ricorderemmo se non fosse per quel Manto" .

Il desiderio di Monsignor Piero Marini che il Manto fosse qualcosa di futuribile e mai visto prima si era pienamente avverato come testimoniano le espressioni raccolte nella rassegna stampa. Si tratta di un seme posto nell'attualità che è stato appena visto e subito è scomparso e che germinerà chissà quando nel futuro. Argutamente riportava Mons. Marini:  "qualcuno ha osservato che non è un paramento del 2000 ma del 2425"  per indicare icasticamente il concetto.

Nessuno conosce le reazioni del Santo Padre Giovanni Paolo II. Il Papa non era mai stato particolarmente attento ai paramenti che indossava fidandosi pienamente di Mons. Piero Marini. Oltre a ciò lo stesso Monsignor Marini ha sempre evitato accuratamente di riportare a chiunque le eventuali osservazioni del Santo Padre per dovuta discrezione legata al suo Ufficio e per sua indole personale. Questo silenzio papale permise lo sviluppo di fantasiose leggende vaticane tutt'ora in circolazione.

Solo una volta una collaboratrice dell'Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice, a Stefano Zanella che gli esprimeva il suo cruccio di non conoscere l'opinione del Papa gli disse:  "tranquillizzati, gli è piaciuto molto" "E tu come lo sai?"  chiese Stefano e lei rispose:  "Ha invitato a cena Monsignor Marini ,nei giorni successivi all'Apertura del Giubileo, e quando Monsignore gli ha manifestato rincrescimento per le pretestuose polemiche legate all'uso del Manto Giubilare gli ha risposto appoggiandogli la mano sul braccio: ma perché, era bellissimo!".  Questo è tutto quel che si sa.

Resta il fatto che in alcuni ambienti specialmente est-europei, e particolarmente polacchi, la reazione fu particolarmente virulenta e questo spiega l'atteggiamento del Segretario Particolare del Papa che, a più di un anno all'evento, pensò di sbarazzarsi del Manto Giubilare proditoriamente regalandolo al  Seminario Romano .
Si trattò, invero, di un shock notevole, determinato dalla diversità della tradizione di quei paesi particolarmente legati alle tradizioni di un passato troppo recente.

Negli ambienti colti sia ecclesiastici che laici invece il Manto fu accolto con differenti sentimenti di meraviglia, di interesse, di curiosità di compiacimento e anche di perplessità ma sempre di considerazione per l'audacia espressiva posta in atto e di stupore per il riscontro mediatico ottenuto.

Le virtù del Manto Giubilare

Tornato in possesso dell'autore e gelosamente conservato in X Regio negli ultimi vent'anni, il Manto espresse alcune proprietà degne di nota. Innanzitutto, come tutti gli altri paramenti del Santo Padre Giovanni Paolo II tornati in X Regio, sia per modifica che per sostituzione, esso possedeva un odore particolare, non propriamente sgradevole ma neppure un profumo, semplicemente un odore simile a quello tipico di una persona con cui si sia particolarmente intimi, come l'odore della mamma. Questo odore permanente nel tempo permise di far "odorare" il Papa ai visitatori di X Regio, anch'essi stupiti di tale effetto.
Dal momento della morte di Giovanni Paolo II, il 2 aprile 2005, l'odore iniziò ad affievolirsi e in circa una settimana scomparve del tutto dal Manto Giubilare e da tutti gli altri paramenti papali. Fece una sua fugace e intensissima riapparizione dopo qualche giorno per brevi istanti, riempiendo i locali dell'atelier e poi se ne andò definitivamente per mai più ripresentarsi.

Esposizioni

Come concordato con Monsignor Piero Marini, entro il mese di gennaio 2000 fu confezionata la prima replica (MG R1), quella sostitutiva dell'originale indossato dal Pontefice per un eventuale futuro uso da parte del Papa, evento che poi mai avvenne né con Giovanni Paolo II né con i Successori.

Nel mese seguente, febbraio 2000, fu confezionata la seconda replica (MG R2) destinata al Museo del Tessuto di Prato, richiesta dall'Unione Industriali Pratesi fin dalle intese di luglio 1999 e già compresa nel finanziamento dei paramenti dell'Apertura.

L'ultima esposizione in elenco fu foriera di ulteriori sviluppi. Nell'anno 2001 pervenne istanza ai Musei Vaticani per una grande mostra itinerante negli Stati Uniti concernente oggetti d'arte delle collezioni vaticane. Unico oggetto espressamente richiesto dal Sacrario Apostolico fu il Manto di Apertura del Grande Giubileo del 2000. Poiché ancora era viva l'impressione dell'attentato dell'11 settembre al World Trade Center Monsignor Piero Marini chiese a Stefano Zanella di confezionare una terza e replica del Manto dell'Apertura (MG R3) per inviarla negli Stati Uniti in luogo di quella che già aveva sostituito l'originale indossato (MG R1). Per comprendere quest'ultimo punto bisogna considerare che mentre i Musei Vaticani avrebbero inviato numerosi oggetti di altissimo valore artistico e storico di pertinenza dei Musei medesimi, il Manto sarebbe stato l'unico oggetto di proprietà personale del Pontefice e quindi non solo il più probabile obbiettivo di un attentato ma anche maggiormente foriero di scandalo se fosse stato danneggiato o distrutto. Occorre anche considerare che quando sono esposti oggetti che l'opinione pubblica mette in relazione diretta con il Sommo Pontefice - quali le sue vesti - l'allerta di sicurezza è massima. Quante volte è successo che le vesti papali siano state danneggiate nel momento stesso in cui il Santo Padre le indossava, per procurarsi delle reliquie da parte di devoti e/o squilibrati? Tale era il Manto dell'Apertura, coincidente in quel periodo con l'immagine universale di Giovanni Paolo II, ancora ben impressa nella mente di ognuno. Sorse una complicazione: poiché Monsignor Marini aveva fatto la richiesta troppo a ridosso della data di partenza degli oggetti per gli U.S.A e mancava fisicamente il tempo per confezionare un altro esemplare, per esaudire comunque il suo desiderio Stefano Zanella chiese in prestito al Museo di Prato la sua copia (MG R2) - allora non esposta e custodita in deposito - e la consegnò a Mons. Marini. Quindi MG R2 partì per gli Stati Uniti e MG R1 rimase in un luogo segreto al di fuori del Sacrario Apostolico. Al ritorno dagli U.S.A. nel gennaio 2003 Mons. Marini volle tenere la replica inviata in America, ovvero MG R2, perché trovava comodo averne due per future simili occasioni che si fossero presentate. Di conseguenza nel maggio 2005 Stefano Zanella e Gianluca Scattolin produssero una ulteriore replica (MG R3) per il Museo del Tessuto di Prato che aveva giustamente richiesto in restituzione la MG R2 per l'esposizione al Museo Bagatti Valsecchi di Milano.

L'equivoco Vaticano / Laterano

Durante l'esposizione al Seminario Romano nel febbraio 2001, il Seminario era stato visitato dal Santo Padre Giovanni Paolo II che vi si recava una volta l'anno per la tradizionale festa della Madonna della Fiducia. Durante il transito per le sale del Seminario il corteo papale passò di fronte all'esposizione e il Segretario Personale del Papa Monsignor Stanislaw Dziwisz, preda di una delle sue estemporanee esternazioni, disse nel suo italiano imperfetto al Rettore del Pontificio Seminario Romano indicando la replica del Manto dell'Apertura: "questo Papa regala voi". A Monsignor Dziwisz il Manto non era mai piaciuto e aveva mal sopportato i malumori dei suoi connazionali polacchi, tra i detrattori più convinti del Manto. Nessuna migliore occasione per liberarsene e contentissimo il Rettore del Seminario di appropriarsene.
Tuttavia Monsignor Piero Marini, successivamente contattato dal Rettore non volle esaudire la richiesta per vari motivi: innanzitutto era ben cosciente che quello indicato da Dziwisz non fosse l'originale, in secondo luogo Dziwisz lo aveva prevaricato disponendo del vestiario papale di cui lui solo - o il Papa in persona - poteva disporre, terzo perché erano in calendario altre esposizioni quali quella negli U.S.A a cui la Segreteria di Stato teneva molto. Lasciò passare il tempo e il Rettore non si fece più vivo. Ma si rifece vivo con il suo successore, Mons. Guido Marini che, all'oscuro dei fatti e pure lui non particolarmente entusiasta del Manto, glielo cedette volentieri. Tuttavia gliene consegnò uno a caso poiché né lui, né alcun altro presso l'Ufficio delle Celebrazioni o in Sacrestia Pontificia era più in grado di distinguere, tra le due copie possedute, quale delle due fosse il presunto originale indossato dal Papa, stante che nessuna delle due lo era. Attualmente quindi delle due repliche (MG R1 e MG R2) nessuno sa quale sia in Laterano e quale in Vaticano, entrambi asseriscono che la loro copia è l'originale pur non essendolo nessuna delle due, e gli unici che possono accertarlo sono gli autori ovvero Stefano Zanella e Gianluca Scattolin, che però tutti si guardano bene dall'interpellare.

Ulteriori repliche ed esposizioni
Dopo questi eventi nel luglio 2018 il costituendo Museo Nazionale Karol Wojtyla e Stefan Wyszynski di Varsavia chiese a X Regio una copia dell'originale per esporla nelle collezioni museali. La copia (MG R5) fu confezionata nel gennaio 2019 e consegnata nel febbraio del medesimo anno. Il 17 ottobre 2019 fu esposta provvisoriamente nella cerimonia di pre-inaugurazione del Museo in presenza del Presidente della Repubblica di Polonia e delle massime autorità dello Stato. Contestualmente X Regio ritenne opportuno confezionare una replica domestica del Manto per uso di sartoria (MG R4), intesa sia come canone delle misure e memoria di confezione una volta che il Manto originale non dovesse essere più nella sua disponibilità, che come esemplare da utilizzare per future esposizioni in modo da salvaguardare l'originale da qualsiasi ulteriore rischio o trauma.

Ubicazione dell'Originale indossato e delle Repliche

Originale

In X Regio (Stefano Zanella)

Replica 2


In Laterano o in Vaticano

Replica 4


Copia domestica in X Regio

Replica 1

In Vaticano o in Laterano

Replica 3

Al  Museo del Tessuto  di Prato

Replica 5

 Al Museo Karol Wojtyla e  Stefan Wyszynski  di Varsavia